1831. Quattro numeri, una data storica. Iconica al punto da divenire protagonista in etichetta su due nuove linee di spumante. Ma cosa accadeva, in Europa e nel mondo, mentre Pietro Bosca dava inizio alla nostra avventura?
1831.
Primo mattino, un giorno come tanti.
In una Canelli ancora sonnacchiosa, un uomo sta finendo di prepararsi. Azzimato, barba folta ma curata, papillon, panciotto “d’ordinanza”, scarpe lucide. Solo le mani tradiscono il segno del duro lavoro nei campi.
Non potrebbe essere altrimenti: siamo in un’area geografica che nella vite e nei suoi preziosi frutti ha la sua prima ragione di esistere.
Quello però non è un mattino come gli altri. Tra pochi minuti quell’uomo di 32 anni si recherà dal notaio del paese per registrare la sua ditta vinicola.
Dopo molto riflettere, ha capito che, in tempi di instabilità politica ed economica, di sola viticoltura non si può vivere. È giunto il momento di rendere concreta la sua visione: comprare uva, commerciare vino ed esplorare nuovi mercati oltre confine.
Un uomo che già guarda al futuro, per certo più lungimirante dei suoi contemporanei.
Quell’uomo si chiama Pietro, e per Bosca rappresenta l’inizio di tutto.
Dall’altra parte della Manica, un biologo/esploratore di poco più giovane sta per imbarcarsi in un viaggio che rivoluzionerà per sempre il mondo della scienza.
Nel porto di Plymouth, sud ovest dell’Inghilterra, il brigantino HMS Beagle è pronto a levare l’ancora. Per i successivi cinque anni, di cui tre sulla terra ferma e ben 1 e mezzo in mare, attraverserà oceani e terre poco esplorate.
Dalle isole di Capo Verde alle Falkland (o Malvine), dalle Galápagos all’Australia. Una sorta di odissea ottocentesca che aiuterà a consegnare al mondo la teoria dell’evoluzione delle specie vegetali e animali, uno dei pilastri della biologia moderna.
Protagonista di quel viaggio e autore di quella teoria è Charles Darwin.
Un esploratore moderno, non c’è che dire.
Ma non l’unico della sua epoca.
Proprio in quel tempo, infatti, il figlio di seconde nozze di “quel” Pietro cui si accennava poc’anzi iniziava a progettare quello che, qualche anno più tardi, sarebbe diventato il viaggio dei viaggi.
Già, perché è grazie alle sue 23 traversate atlantiche che la visione del padre si concretizza e i vini di famiglia conquistano nuovi mercati oltre confine.
Prima su navi a vela, poi su quelle a vapore, si fa accompagnare da mastri bottai che proteggono il vino dagli effetti delle lunghe soste sul mare (il viaggio verso l’Argentina richiede 142 giorni a causa delle avarie della nave bloccata alle Canarie!).
Quel figlio si chiama Luigi e diventa per tutti “Il Vivandiere degli emigranti”, colui che aiuta i compatrioti – partiti in cerca di miglior fortuna – a lenire la nostalgia della terra natale.
Pietro, Charles, Luigi. Uomini di un’altra epoca, fuori dagli schemi. Portatori di una visione coraggiosa e d’avanguardia, che ancora oggi continua a ispirare.
Perché non puoi sfuggire alle tue radici. E le nostre bollicine sono qui a ricordarcelo, ogni giorno.