Una storia affascinante che attraversa i secoli e nella quale terra, tradizioni, conoscenze e creatività si intrecciano in una narrazione peculiare. Proprio come per il Vermouth di Torino.
Chi ha già sentito parlare di Spira (o Speyer), cittadina della regione Renania-Palatinato (sud ovest della Germania), conosce probabilmente la storia della bottiglia di vino più antica del mondo.
È una storia affascinante che attraversa i secoli e nella quale terra, tradizioni, conoscenze e creatività si intrecciano in una narrazione peculiare.
Un po’ come nel caso del nostro amato Vermouth di Torino.
Ma ci torneremo tra poco.
Prima, un passo indietro.
Siamo a Spira, 1867. Durante uno scavo archeologico all’interno della tomba di un aristocratico romano viene alla luce una bottiglia di vino risalente al 325 d.C.
Questo reperto straordinario, noto come “Römerwein”, è un vero e proprio magnum ante-litteram, con una capienza di un litro e mezzo. Un ritrovamento eccezionale, legame tangibile con il passato che ci ricorda, se ancora ce ne fosse bisogno, l’importanza del vino nella storia dell’uomo.
Eppure la bottiglia di Spira non è un semplice oggetto da museo, ma una testimonianza.
Quella della sapienza antica nella vinificazione e nella conservazione.
Il contenuto, infatti, sebbene privo di etanolo, racconta di un vino diluito con erbe e conservato sotto olio e cera, un metodo descritto anche dallo scrittore e politico romano Petronio nel suo “Satyricon”.
Al 2023, la bottiglia è rimasta chiusa, a causa delle preoccupazioni su come il liquido reagirebbe se esposto all’aria. La notizia incredibile è come, stando alle parole del curatore del museo Ludger Tekampe, negli ultimi 25 anni non siano state rilevate variazioni al suo interno. A proposito di conoscenza e amore per il vino e le tradizioni…
Questo piccolo viaggio nel tempo ci porta a una riflessione su come le tradizioni vinicole, unite alla storia e all’innovazione, possano essere preservate e raffinate fino ai giorni nostri.
E qui nelle cantine Bosca ne sappiamo qualcosa.
Non è un caso se, proprio come si diceva all’inizio, pensando alla bottiglia di vino più antica del mondo, la mente è corsa al nostro Vermouth di Torino (ne avevamo già parlato in questo articolo).
Una ricetta unica e inimitabile che, partendo dai principi attivi delle erbe aromatiche, ha generato un vero e proprio classico da aperitivo a livello mondiale, capace di attraversare la storia degli ultimi due secoli.
Da re Vittorio Amedeo III di Savoia allo scrittore statunitense Ernest Hemingway che, da vero cultore dei drink, cita il Vermut (questa la grafia usata) nel suo celebre romanzo “Addio alle Armi”.
Insomma, proprio come il “Römerwein”, anche il Vermouth di Torino è un simbolo di come la storia possa essere catturata in una bottiglia.
Una bottiglia che riverbera nel presente l’eco del retaggio secolare delle nostre amate colline.
Racconto del passato, ma anche ponte verso il presente e il futuro della vinificazione.
Per questo, dal 1831, perseguiamo uno stile unico che coniuga competenze storiche, innovazione, altissima qualità e rispetto per le tradizioni. L’esempio perfetto di come ogni nostro prodotto sia sempre stato e continui a essere un’espressione tangibile della tecnica che incontra la cultura.
Ogni prodotto Bosca è, a modo suo, un viaggio nel tempo.
Perché niente è più prezioso dei frutti di questa terra.