Realtà o distopia? Chissà. Di sicuro racconta un viaggio di inaspettata meraviglia…
Dal Diario di Bordo del Capitano E.S.
Giorno Ottavo, Anno Quindicesimo – Millennio Siderale Terzo
È successo ciò che temevo. La propulsione a dischi ionici del mio cosmo-veicolo è definitivamente compromessa. Impossibile, in queste condizioni, attivare anche il reattore secondario ad antimateria. Ormai, navigo solo per inerzia. Alla deriva.
Le mappe internebulari mi segnalano la prossimità di un corpo celeste. È la stella madre del sistema planetario in cui mi trovo: si chiama Sole.
Spero di sfruttarne la fionda gravitazionale per riprendere accelerazione. Per ripartire.
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Aggiornamento
Ce l’ho fatta, ce l’ho fatta! Il cosmo-veicolo si è riattivato! Non a lungo; abbastanza, tuttavia, per consentirmi attivare l’autoriparazione diagnostica e, in attesa del suo completamento, raggiungere la superficie del pianeta sul quale mi trovo adesso.
Coordinate 44°43’21″00 Nord, 08°17’36″60 Est: Terra, Canelli.
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Secondo aggiornamento
La mia presenza non è stata rilevata dagli abitanti di questo pianeta. Da procedura, ho eseguito uno scan visivo-metrico dell’area circostante. Sono atterrato su un’altura collinare. A monitor risulta molto verde: rigogliosa, bellissima. Vigneto, così lo qualifica il radar orografico di bordo. Non distante da qui è segnalata un’antichissima costruzione civile. Attendo il favore del buio per uscire, voglio esplorarla senza correre il rischio di incontrare qualcuno. Intanto, interrogo l’iper intelligenza artificiale. Terra: questo nome risuona dentro di me. Voglio capire.
Dal Diario di Bordo del Capitano E.S.
Giorno Nono, Anno Quindicesimo – Millennio Siderale Terzo
Che notte, ho trascorso: che notte! Sono appena rientrato nel mio cosmo-veicolo. Dovrei riposare – almeno un poco, suggerisce il mio microchip benessere. Ma non riesco. Non voglio. Quello che ho visto mi ha suscitato emozioni che non credevo davvero di poter provare. Quello che ho scoperto mi ha generato una meraviglia che non speravo davvero di conoscere. Mi sento eccitato, euforico, vivo. Devo scrivere, raccontare. Ora, subito.
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Cattedrali Sotterranee. Così si chiama il luogo che ho visitato stanotte.
Cattedrali. Perché ci sono volte alte e ampissime. Navate lunghe e maestose. Un dedalo di tunnel e stanze magiche. Piene di silenzio, ombra, coni di luce.
Sotterranee. Perché sono sotto terra. Giù, per metri e metri. Cantine scavate in profondità, nel tufo calcareo di Canelli.
Ma questo è niente, questo è solo lo scrigno. Che custodisce una storia magnifica. Quella di Bosca.
I documenti che ho letto, le proiezioni che ho visto, la descrivono così: un’azienda di bollicine fondata da Pietro Bosca nel 1831.
Un formato di data che non conosco. Deve appartenere al periodo pre-siderale. Ma questo, adesso, importa poco. Ciò che conta è quello che ho visto.
Bottiglie. Centinaia, migliaia di bottiglie. (Ne ho aperta una, e ho assaggiato. Ora so cosa significa bollicine. Ora so com’è fatto un sogno).
Poi – come se non bastassero queste bottiglie, ho visto opere d’arte, manufatti, installazioni. Un’esplorazione multimediale unica, così ha tradotto il mio assistente olografico, quello che c’era scritto su un foglio. L’ho portato qui, con me, questo foglio: Cattedrali Sotterranee Bosca, Patrimonio Mondiale dell’Umanità Unesco, recita in cima.
Non conosco esattamente il valore di questa dicitura. Ma queste due sole parole – Patrimonio, Umanità – mi restituiscono perfettamente il senso del capolavoro. Mi fanno comprendere fin dove l’ingegno e la creatività possono arrivare. E, soprattutto, mi spiegano cos’è l’uomo, cos’è questo pianeta.
Adesso, finalmente, ho capito. Io, noi tutti, veniamo da qui. Che scoperta.
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Ultimo aggiornamento
L’autoriparazione diagnostica ha raggiunto il termine: è riuscita con successo, il mio cosmo-veicolo è di nuovo operativo. A breve ripartirò.
Ripartirò: mentre scrivo questa parola, all’improvviso, piango.
Non è il dispiacere della partenza, sento. È la gioia per il meraviglioso viaggio che ho appena compiuto. Ne custodirò l’emozionante ricordo, per sempre, dentro di me.
Capitano E.S.