Nuovo appuntamento con “THIS IS WHAT IT MEANS!” dedicato a chi cerca… le parole giuste per raccontare il vino.
“Che acidità… di sicuro sarà longevo!”
“Verticale, assolutamente verticale!”
“Meraviglioso, lo cogli anche tu questo sentore di violetta appassita?”
In fondo, spacciarsi per grandi conoscitori di vino non è poi così difficile. Basta una frase di queste, detta con sicumera et voilà: il gioco è fatto. Augurandosi, naturalmente, di non incontrare un vero intenditore.
Ma a che a pro, verrebbe da chiedersi? Non sarebbe molto più divertente, in fondo, scoprire davvero cosa si cela dietro le meraviglie di un buon vino?
La risposta per noi, naturalmente, è sì. Perciò, in questa nuova puntata del glossario enologico minimo di Bosca, vi proponiamo un’incursione nelle parole del vino. Per provare a capire – senza alcuna pretesa di esaustività, ovviamente – alcuni concetti (e differenze) di base utili a riconoscere, conoscere e apprezzare autenticamente un bel bicchiere.
Partiamo dal chiarire una questione fondamentale: il vino può essere letto, interpretato e, soprattutto, gustato da numerosi punti di vista. Dalla struttura fino all’acidità, passando per sapore, aroma e – perché no – sensazioni.
Perciò, iniziamo con il dare un nome alle cose.
STRUTTURA
Ogni vino ha un corpo. Ovvero – lavorando d’immaginazione – ha una sua forma, dimensione, ordine. Provate a fare questo esercizio, quando lo assaggiate: in base a ciò che sentite, associatelo a un’architettura. Se vi lascia una grande impressione di equilibrio sarà armonico, come una sfera di Arnaldo Pomodoro. Se l’impressione che avete tende a cambiare o svanire rapidamente, allora, si dice che il vino ha un corpo corto. Leggero e volatile, come un’opera di Fucsas magari. Al contrario, l’aggettivo persistente sta a indicare una struttura che tende a lasciare una sensazione più duratura nel tempo. Solida, poderosa, rigorosa. Come un edificio brutalista alla Le Corbusier.
SAPORE
Qui i tannini la fanno da padrone. Cosa sono? Delle componenti naturali del vino presenti nel raspo, nelle bucce e nei semi dell’acino; composti chimici appartenenti alla famiglia dei polifenoli, i tannini contribuiscono a costruire con gli acidi, in opposizione allo zucchero e all’alcol, le cosiddette sensazioni dure dei vini. In sostanza: il vino allappa? Ovvero, vi lascia in bocca una sensazione di ruvidità? Ci sono molti tannini. Le vostre papille gustative registrano una nota amara se non addirittura astringente? Tanti, tanti tannini. Il vino vi inonda piacevolmente lasciandovi una sensazione di robustezza? Sempre tannini, nella giusta quantità.
ACIDITÀ
Visto che li abbiamo appena citati, cerchiamo di capire come lavorano gli acidi. Dopo acqua e alcoli, rappresentano le sostanze più presenti (e importanti) nel vino. Una loro elevata concentrazione tende a conferire freschezza e leggerezza al vino, smussandone la corposità. Per intenderci: se qualcuno dice che un rosso strutturato come un Barbaresco è molto acido e fresco, c’è qualcosa che non torna. O nella bottiglia o, molto più probabilmente, nel sedicente esperto!
AROMA
Ogni vino ha un suo bouquet, l’insieme, cioè, di quelle impressioni odorose date dalle sue componenti aromatiche. Poterle riconoscere subito tutte è un’impresa titanica. Basti pensare che nel vino sono state identificate più di 150 sostanze volatili da cui originano gran parte degli aromi. Perciò, iniziamo con poche cose, ma estremamente chiare: ecco i termini più usati nella descrizione olfattiva del vino.
Aromatico: il profumo di quel vino che conserva l’aroma del suo vitigno.
Erbaceo: il sentore di un vino giovane. Ricorda l’inimitabile profumo dell’erba fresca appena tagliata.
Fragrante: tutta la sensazione di freschezza, data dalle note fruttate e floreali.
Marsalato: l’odore arido di un vino troppo vecchio o mal conservato. Oppure il piacevolissimo odore dei distillati invecchiati (bene, stavolta) nel legno.
Ecco, a grandi linee, questa è la mappa che vi consentirà di esplorare in maniera più consapevole e piacevole il mondo del vino. Per invitarvi a usarla, vi proponiamo un gioco. Tirate fuori dal cassetto carta e penna. Poi, prendete una bottiglia di Barolo DOCG Luigi Bosca. Stappatela. Versatevi un bicchiere. Assaggiate. E, sulla base di quanto fin qui detto, provate a scrivere degli aggettivi che ne raccontino in ordine struttura, sapore, acidità e aroma. Prima di cominciare ricordatevi però di conservare sul foglio uno spazio bianco. Vi servirà alla fine. Per riportare, nero su bianco, la cosa più importante di tutte: le emozioni che questo magnifico rosso vi ha suscitato. Vi assicuriamo, non saranno poche.