Con il suo bouquet aromatico e il carattere inconfondibile, il Vermouth di Torino IGP è uno degli ingredienti più versatili nell’ambito della mixology. Non è certo un caso se ha attraversato secoli di storia diventando il protagonista di alcuni dei cocktail più iconici al mondo. Ma come degustarlo al massimo delle sue potenzialità? Meglio in mixology o in purezza?
Nato come vino fortificato aromatizzato con erbe e spezie, il Vermouth di Torino ha attraversato con il suo eclettismo secoli di storia, vivendo e rivivendo in declinazioni differenti.
Pensiamo alla Torino ottocentesca, quella Sabauda di Re Carlo Alberto.
Quando nei salotti si discuteva di politica, di economia, di valori spirituali, era l’ora del Vermouth. Da gustare durante le conversazioni, ma soprattutto come aperitivo (negli stessi anni, a Parigi, l’aperitivo per antonomasia era “un Torino”, alias il Vermouth di Torino).
Le cronache narrano che già sul finire del Settecento, Giovanni Rovere, erborista e liquorista torinese, preparava dei vini speciali aromatizzati, chiamati “Vermouth”, di cui esistono ancora oggi le ricette originali.
Tra questi, uno era riservato alla Casa Reale e descritto nel suo ricettario come “Vino che faccio per S.M. Carlo Alberto”.
Insomma, quella legata a questo prodotto leggendario è una vicenda lunga e, perché no, ammantata anche di un certo magico mistero.
Sapete, ad esempio, che la preparazione del nostro Vermouth è rimasta invariata sino ad oggi?
Nasce da un’antica ricetta di famiglia, scritta con il pennino e custodita in cassaforte.
E si tratta davvero di un segreto che nessuno conosce.
Nessuno, tranne l’enologo.
Le erbe, infatti, vengono acquistate esclusivamente dai nostri fornitori storici, utilizzando un codice numerico associato a ciascuna erba specifica. Questo sistema di codifica garantisce la massima riservatezza della ricetta, poiché gli operatori, avendo accesso solo ai codici, non sono a conoscenza dell’erba che stanno trattando.
Anche il vino gioca un ruolo essenziale: un apporto alcolico di acidità e di pulizia che amiamo definire “un partner silenzioso, ma fondamentale”. Lo selezioniamo in modo rigoroso affinché non vada mai a interferire con il profilo aromatico delle erbe.
Oggi il Vermouth di Torino è il primo prodotto enogastronomico piemontese, presente in più di 80 mercati internazionali che riconoscono il suo pregio e la sua versatilità non solo in abbinamento ai cocktail ma anche per un suo consumo “puro”.
Bianco o rosso che sia, questo vino aromatizzato è tornato meritatamente di tendenza negli ultimi anni, anche tra le nuove generazioni e in diverse occasioni di consumo.
Partiamo dalla versione “in purezza”, liscia o con ghiaccio.
Nel caso del Vermouth di Torino Rosso, con il suo carattere dolce-amaro e le note speziate, è ottimo l’abbinamento con un’oliva o con una scorza di limone per esaltarne le sfumature agrumate.
Il Bianco, invece, più floreale e morbido, si sposa con un twist di lime o una foglia di salvia per una degustazione raffinata.
E in mixology?
Be’, il Vermouth è alla base di alcuni cocktail leggendari come il Negroni, il Manhattan e l’Americano. Ma la mixology contemporanea offre anche nuove interpretazioni che ne esaltano il carattere.
Ecco quattro combinazioni un po’ più “originali” rispetto a quelle già note:
● Vermouth Tonic
Perfetto per un aperitivo fresco e leggero, si prepara con il Vermouth di Torino Bianco, acqua tonica e una fettina di cetriolo o pompelmo. Il risultato è un drink raffinato e aromatico;
● Red & Bitter Spritz
Un’alternativa allo Spritz, che unisce Vermouth di Torino Rosso, soda e una leggera spruzzata di bitter. Ideale per chi ama i sapori equilibrati tra dolce e amaro;
● Vermouth Mule
Una variazione del classico Moscow Mule, in cui il Vermouth di Torino Bianco prende il posto della vodka. Con ginger beer, lime e una spruzzata di angostura, diventa un drink speziato e rinfrescante;
● Torino & Smoke
Un mix sorprendente tra Vermouth di Torino Rosso e whisky torbato, con un cubetto di ghiaccio e un twist d’arancia. Perfetto per gli amanti dei sapori intensi e affumicati;
Ma quindi, alla fine, meglio liscio o in mixology, “questo” Vermouth?
Domanda ingannevole, un po’ come chiedere di scegliere tra Beatles e Rolling Stones.
Ogni era ha i suoi aut aut.
Quella del Vermouth, per fortuna, ci permette di avere entrambi.
E beneficiare così dell’opportunità di provare un’esperienza unica nel suo genere, in ogni sfumatura.
P.S. Il 22 e 23 febbraio saremo al Salone del Vermouth al Museo del Risorgimento di Torino. Se sarai da queste parti, passa a trovarci! 🍸