Diamo inizio alla nuova rubrica di Bosca dedicata a delle similitudini davvero controcorrente.
“E se fosse…?”
Quante volte vi è capitato di dire o pensare questa iconica frase? Tante; più di quante si creda probabilmente. Già, questo giochino è davvero irresistibile. D’altronde a chi non piacerebbe accendere l’immaginazione per cercare le più sagaci, divertenti e improbabili analogie? A tutti, per forza. E noi di Bosca non facciamo eccezione.
Per questo, oggi inauguriamo “E se Bosca fosse…?”, la nuova rubrica (o gioco, se preferite!) del blog dedicata a scoprire le nostre bollicine tramite un’ipotetica, improbabile e soprattutto “fantastica” similitudine.
Per dire: visto che siamo a febbraio e, volenti o nolenti, l’Ariston di questi tempi la fa da padrone ovunque – “in tutti i luoghi, in tutti i laghi” tanto per entrare nel mood giusto con questa perla di Valerio Scanu – iniziamo subito proponendovi un meraviglioso e super nazional-popolare: “E se Bosca fosse… Sanremo?”
Badate bene che quando diciamo Sanremo – tanto per darci un pizzico di regole – intendiamo tutti i cantanti, le canzoni, presentatori, ospiti, aneddoti, annessi e connessi della kermesse più amata e chiacchierata d’Italia. Dalla prima edizione del 1951 a oggi, Amadeus incluso.
Dunque, “E se Bosca fosse Sanremo?”
Alzate il volume (si fa per dire, eh) e godetevi la nostra la top 3.
UNO. “E se Bosca fosse Sanremo?”
Sarebbe lo sfavillante look (rigorosamente Made In Italy) delle donne del Festival!
Più di molte canzoni e cantanti, (quasi) più di Pippo Baudo e Beppe Vessicchio: molti dei vestiti indossati dalle donne che hanno calcato il palco dell’Ariston rimangono (e sempre rimarranno) delle icone senza tempo. Chi non ricorda, ad esempio, il luccicante abito nero di Gattinoni per Alba Parietti nel 1992? E ancora, come dimenticare il lungo argento con bretella firmato Versace e indossato dalla co-conduttrice Anna Oxa nell’edizione del 1994? E il celestiale dorato di Giorgio Armani per la super modella Vittoria Ceretti nel 2021? Ancora oggi continuano a brillare e illuminare, a far tendenza e a far sognare. E ci fanno venire in mente le bollicine Bosca dedicate al canale Ho.Re.Ca. Nere e luminose, come quelle Metodo Classico della linea Ispiro. Argento e vive, come le bollicine Metodo Charmat della linea Esploro. Oro puro come le Cuvée della linea Attraggo. Anche loro, insomma, splendida espressione del fatto in Italia.
DUE. “E se Bosca fosse Sanremo?”
Sarebbe… il FantaSanremo.
Per i meno informati: nato nel 2020 come un gioco tra amici ed esploso nel 2022 come fenomeno nazionale, Il FantaSanremo è un fantasy game basato sul Festival. Consiste nell’organizzare e gestire squadre virtuali formate da cinque degli artisti in gara, di cui uno deve necessariamente essere scelto come capitano. Il regolamento, inoltre, prevede diversi bonus e malus assegnati a ogni artista in base alla sua performance, che porteranno a stilare una classifica sia degli artisti in gara sia delle squadre costruite dal pubblico. In palio? Da regolamento, la “Gloria eterna”. Mica male.
Insomma, il FantaSanremo è già un cult tricolore. Per misurarne l’impatto sulla nostra cultura popolare, vi basti considerare questo: nel 2022 le squadre iscritte al gioco sono state mezzo milione e l’Istituto Treccani ha inserito la parola FantaSanremo tra i neologismi dell’anno!
A noi il FantaSanremo ricorda il nostro Toselli, le bollicine senz’alcol che Bosca nel lontano 1986 ha lanciato sul mercato incontrando la soddisfazione di ogni gusto ed esigenza. In questo senso, infatti, sia il FantaSanremo sia il Toselli – nei loro rispettivi campi – hanno portato un’incredibile innovazione, aggiornando e quindi rendendo ancora più forte una lunga tradizione. La loro caratteristica? Entrambi non sono moderni, come si potrebbe credere. Ma assolutamente contemporanei. E c’è una bella differenza. Perché ora che ci sono, ne siamo sicuri, non passeranno mai di moda.
TRE. “E se Bosca fosse Sanremo?”
Sarebbe… le scenografie dell’Ariston firmate da Gaetano Castelli.
Se il palco di Sanremo suscita sempre un’emozione unica c’è più di un motivo. Uno di questi, di sicuro, è rappresentato dalle scenografie disegnate da Gaetano e da Maria Chiara Castelli. Giunti all’ennesima edizione (20 per lui e 8 per lei), i due con i loro lavori non possono ormai non essere considerati una parte fondamentale della storia del Festival. Di anno in anno sempre più d’impatto e innovative, le scenografie dell’Ariston pur nella loro modernità lasciano sempre intendere un preciso (e bellissimo) richiamo alla tradizione.
Proprio come le cantine storiche di Bosca, le cattedrali sotterranee divenute Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO nel 2014. A ben vedere, infatti, la similitudine con il palco dell’Ariston arriva immediata. Entrambi i luoghi ospitano dei capolavori e sono dei veri e propri tempi laici in cui le luci, le ombre e gli spazi regalano un incanto raro. Entrambi custodiscono preziosi tesori, ed entrambi sono un’opera eccezionale della più audace creatività dell’ingegno umano.