Celebriamo la Festa del Papà con una nuova puntata di Nice To Pair, la rubrica di abbinamenti enogastronomici firmata Bosca.
“A volte penso che mio padre sia una fisarmonica.
Quando lui mi guarda e sorride e respira, sento le note.”
Per spiegare la bellezza della Festa del Papà, forse, basterebbe questa frase di Markus Zusak – il pluripremiato scrittore australiano autore, tra gli altri, di grandiosi romanzi per ragazzi. Forse.
Perché per raccontare in maniera davvero, davvero completa quanto questa ricorrenza sia sentita in tutto il nostro stivale non possiamo non fare un excursus sulla tradizione enogastronomica (una skill tutta italiana, del resto) che la accompagna.
E qui c’è un indizio – non da poco, a ben vedere – che la dice lunga su come la nostra cultura popolare a dispetto di ogni luogo comune e stereotipo associ la figura genitoriale maschile quasi ed esclusivamente ad un solo tipo di cibo: i dolci.
Come a dire: il papà (quello vero, quello che somiglia a una fisarmonica!) non deve essere espressione di forza, coraggio o autorità. Ma, molto più semplicemente e meravigliosamente verrebbe da aggiungere, di dolcezza.
La riprova? Ciò che, a diverse latitudini del nostro Belpaese, il menù del 19 Marzo tradizionalmente recita: zeppole, sfinci, bignè, raviole e frittelle.
Tutte pietanze rigorosamente dolci, tutte ricette rigorosamente “di San Giuseppe”.
Vedete dunque che l’accostamento dell’attributo “dolcezza” con la figura del papà non è poi così peregrino.
Perciò, per celebrare come si conviene questa squisita ricorrenza, ecco la nostra top 3 dei dolci di San Giuseppe. A cui, naturalmente, abbiniamo delle bollicine altrettanto preziose. Che in Bosca, da sempre, i papà piacciono così: speciali.
Da Nord a Sud.
UNO. RAVIOLE BOLOGNESI E ASTI DOCG ISPIRO
Tipiche della tradizione contadina emiliana, questi dolci hanno un impasto simile alla pasta frolla e sono ripieni di mostarda bolognese, una confettura di colore scuro a base di mele e pere cotogne, arancia e frutta mista. Il loro sapore asprigno si sposa alla perfezione con quello piacevolmente fresco e dolce di Asti DOCG Esploro. Insomma: date un morso e fate un sorso. E capirete la bellezza.
DUE. FRITTELLE DI RISO E CUVÉE DOLCE ATTRAGGO
In alcune zone dell’Umbria, del Lazio e soprattutto della Toscana non è 19 marzo senza questi dolci. Per dire, a Prato la tradizione è talmente forte che è diventata un modo di dire proverbiale: “San Giuseppe non si fa senza frittelle”.
A base principalmente di riso, latte e vaniglia, le frittelle – una volta fritte – vengono cosparse con zucchero a velo. Sono buone anche farcite con la crema pasticciera. Sono buone calde e sono buone fredde. Sono buone con l’aggiunta di uvetta e sono buone con scorze o canditi di agrumi. Insomma, se non l’avete ancora capito: sono buone! Noi, nel nostro piccolo, per renderle super perfette aggiungiamo solo questo: un calice di Cuvée Dolce Attraggo. Perché coniugare le frittelle con il sentore fragrante e aromatico di queste bollicine – per dirla con un altro proverbio gastronomico del centro Italia – è come mettere il cacio sui maccheroni.
TRE. ZEPPOLE DI SAN GIUSEPPE E METODO CLASSICO GRAN CATTEDRALE.
Il dato di fatto è che – per quanto conosciute con molti nomi e ricette diverse – le zeppole di San Giuseppe nel Sud Italia stanno alla Festa del Papà come il panettone al Natale. Praticamente uno non esiste senza l’altro.
Magnifiche frittelle dolci di pasta choux (quella dei bignè per capirci), le zeppole sono generalmente guarnite con crema pasticcera, zucchero a velo e amarene sciroppate. E basterebbe questa piccola descrizione per far venire voglia di andare in pasticceria e farne incetta. Ma, prima di uscire, aggiungete un’altra voce alla lista della spesa: bollicine Gran Cattedrale Bosca. Un Metodo Classico avvolgente dall’acidità bilanciata e dall’ottima struttura. Un abbraccio vero, profondo e piacevolissimo. Come quello di un papà? Ovvio.