Da qualche tempo è esplosa, o sarebbe meglio dire: esplosa di nuovo, la Vermouth-mania. Tutti ne parlano: bartender, mixologist, guru dell’aperitivo all’italiana…
Si tratta di un’ottima notizia per i prodotti Made in Italy, perché negli ultimi decenni il Vermouth è stato ingiustamente relegato tra quei prodotti da bar meno raffinati e per palati poco esigenti.
Ma come nasce e come si produce il Vermouth? Ecco qualche informazione e… qualche estratto – è proprio la parola giusta – dalla nostra esperienza.
Che cos’è il Vermouth
Che si scriva Vermouth, Vermut o Vermot, questa bevanda può essere considerata l’anello mancante fra il vino e i liquori. Proprio perché è a base di vino bianco, alcol, zucchero ed erbe aromatiche/amaricanti.
Quali erbe? Questo è un segreto gelosamente conservato nei ricettari delle case produttrici, ma in linea di massima si usa l’assenzio (o artemisia, il cui nome tedesco è appunto Wermut), l’origano cretico e la salvia sclarea. Anche le modalità d’estrazione variano di produttore in produttore e in base al tipo di erbe usate.
Un po’ di storia
Il Vermouth fa parte di quella schiera di vini aromatizzati che comprende anche, per associazione di idee, i cosiddetti vini amari, i vini “brûlé”, i vini liquorosi di frutti, i vini di erbe di maggio e altri caduti in disuso come l’Ippocrasso (a base di vino e miele) e i vini all’arancio detti Bischoff (che significa vescovo).
Gli antichi romani amavano molto il “vinum absinthiatum”, ovvero il vino all’assenzio, un antenato del Vermouth, e questo amore si mantenne per tutto il Medioevo, durante il quale si attribuivano proprietà medicamentose a questo tipo di bevanda.
Il Vermouth come lo conosciamo oggi, però, nasce a Torino alla fine del 1700, nella bottega di Antonio Carpano. Fu in questa bottega che il pubblico dell’élite torinese imparò ad apprezzare la bevanda aromatizzata. Le dame la apprezzavano per il suo profumo e la sua eleganza, gli uomini per il suo calore e per il suo gusto deciso. Dopo Carpano fu la volta dei fratelli Cora, piemontesi, che ebbero il merito di esportare il Vermouth in America e, quindi, di diffonderne l’uso nel mondo intero. Con una nota storica: Luigi Cora riuscì ad aggirare i dazi doganali austriaci fondando a Milano una succursale della bottega. Un altro decisivo passo verso la nascita del famoso aperitivo milanese! Il Vermouth Cora tornò a Torino nel 1848 (anno delle Cinque giornate di Milano) e da allora la città della Mole è rimasta legata a doppio filo alla fortunata bevanda.
Qualche segreto… di casa Bosca
Come ho già detto, ogni produttore conserva gelosamente le proprie ricette, quelle che rendono unico e inimitabile ogni singola creazione.
Qualcosa sul Vermouth Bosca, però, può essere raccontata: curioso di scoprire i nostri segreti? Per esempio:
- Estraiamo i principi attivi delle erbe aromatiche facendole macerare in alcol a 50 gradi per 15 giorni;
- Usiamo un serbatoio all’interno del quale c’è un setaccio forato. Si inizia ponendo sul setaccio le erbe a granulometria maggiore e man mano si aggiungono le più fini;
- Dopo 15 giorni la parte solida viene separata da quella liquida. Si ottiene una tintura alcolica che è un concentrato di profumo e sostanze. Viene impiegata a piccole dosi nel Vermouth;
- Si utilizzano anche gli alcolati ottenuti distillando le erbe dopo la macerazione in alcol.