Torna la rubrica “E se Bosca fosse…?” con una puntata che racconta le bollicine attraverso alcune famosissime opere d’arte figurativa.
Capolavoro! Capolavoro! Capolavoro!
Quante volte abbiamo sentito pronunciare – forse con un eccesso di disinvoltura – questa parola? Tantissime, sicuro. E negli ambiti più disparati. Si usa per descrivere la bontà, la bellezza, gli esiti di un qualsiasi prodotto, opera o performance. Basta una parola e il gioco è fatto. Poco sforzo, tantissima resa.
Per dire: la nuova creazione dello stellato? Un capolavoro. L’ultima serie Netflix? Capolavoro. Il gol di ieri sera? Capolavoro, capolavoro, capolavoro.
Facile. Forse troppo, per i nostri gusti controcorrente.
Così, per la nuova puntata di “E se Bosca fosse…?” la rubrica dedicata a scoprire le nostre bollicine tramite un’ipotetica e suggestiva similitudine, abbiamo deciso di usare la parola capolavoro anche noi. Ma a modo nostro. Questo significa che non ci limiteremo a dire che le nostre bollicine sono un capolavoro: vi racconteremo quale capolavoro sono. E, naturalmente, perché.
Dunque, tutti pronti per la top 3 più “storia dell’arte” nella storia di Bosca!
UNO. E SE BOSCA FOSSE… UN QUADRO?
Sarebbe un Caravaggio “speciale”.
A Roma, lontano dagli occhi indiscreti di oceaniche e rumorose folle di turisti, c’è la chiesa di Sant’Agostino al Campo Marzio. Al suo interno, nella semioscurità della Cappella Cavalletti, si custodisce un Caravaggio speciale, la Madonna dei Pellegrini.
Speciale perché, in un certo senso, segreto. Pochi sanno dov’è, pochi sanno com’è.
Speciale perché, per il tempo, rivoluzionario. La Vergine che tiene in braccio il bambin Gesù, infatti, sembra una giovane popolana. Scalza, in piedi, sulla soglia di una vecchia casa polverosa. Niente troni dorati, niente nuvole rarefatte, niente angeli maestosi. Proprio per questo straordinariamente bella. Vicina, sentita, emozionante.
Speciale perché, una volta scoperto, questo Caravaggio rimane. Dentro. Per sempre, sempre più intensamente.
Dunque: misteriosa, rivoluzionaria, persistente. Queste sono le caratteristiche dell’opera. Le stesse di Asti DOCG Secco Esploro, le bollicine metodo charmat che non ti aspetteresti e dalle quali, una volta provate, non riuscirai mai più ad allontanarti.
In una parola? A costo di risultare ripetitivi: speciali.
DUE. E SE BOSCA FOSSE… UNA SCULTURA?
Sarebbe Amore e Psiche del Canova.
Bella come Amore e Psiche del Canova – il gruppo scultoreo custodito al Museo del Louvre di Parigi – è solo la sua storia, narrata nell’Asino d’oro di Apuleio. Questa: Venere manda suo figlio Amore sulla terra per far innamorare Psiche, senza essere ricambiata, di un uomo rozzo. Non accadrà mai. Perché Amore e Psiche si innamoreranno e quest’ultima, per conseguire l’immortalità e unirsi definitivamente a lui, sarà costretta a superare una serie di terribili prove. L’ultima la porterà nell’Ade dove cadrà in un sonno profondissimo. A salvarla da un tragico destino sarà proprio Amore che la sveglierà baciandola. È proprio questo l’attimo che Canova ha reso iconico ed eterno con la sua scultura di marmo bianco. A noi di Bosca, una storia d’amore così non può non ricordare quella di Attraggo, la coppia di Cuvée Brut Nature e Dolce. Un lui e una lei, di nuovo. Il Dottore Luigiterzo e sua moglie. Per dire una cosa che alla fine, per quanto ovvia, non è mai banale: l’amore vince su tutto. Da sempre.
TRE. E SE BOSCA FOSSE… UN’ARCHITETTURA?
Sarebbe la Palazzina di Caccia di Stupinigi.
Parte delle Residenze Reali Piemontesi – già Patrimonio Mondiale dell’Umanità per l’UNESCO – la Palazzina di Caccia di Stupinigi è uno dei gioielli monumentali di Torino. Nata come residenza destinata alla caccia e alle feste della corte sabauda per volere di Vittorio Amedeo II di Savoia, fu edificata al centro di una vasta riserva di caccia. Questo privilegiato rapporto con l’ambiente circostante, insieme agli arredi originali, i dipinti e gli straordinari manufatti di ebanisteria, la rendono uno dei complessi settecenteschi più straordinari d’Europa, un capolavoro dell’architettura barocca di Filippo Juvarra.
Sarà perché è Patrimonio UNESCO. Sarà perché è un gioiello. Sarà perché parla di territorio e con il territorio. A noi l’associazione viene davvero immediata: se c’è una bollicina che le somiglia non può che essere l’Alta Langa DOCG Ispiro. Questo metodo classico, infatti, è prezioso come i frutti unici della sua terra (anch’essa patrimonio UNESCO con i paesaggi vitivinicoli del Roero e del Monferrato). E non è un caso, d’altronde, che anche l’Alta Langa Bosca nasca in un sito patrimonio dell’umanità come le nostre Cattedrali Sotterranee di Canelli.
In foto: Opera d’arte di Bruno Tosi, “Omaggio a Bosca”, 1980.