LA STORIA DI BOSCA ATTRAVERSO I SUOI PERSONAGGI/Puntata #6
Quando arriva alla conduzione dell’azienda, sostituendo il padre, Luigiterzo Bosca ha appena 30 anni. È il 1974, e il mondo sta cambiando. Sempre più freneticamente, in ogni settore. Anche quello vinicolo.
Infatti, all’apice del proprio successo, la tradizionale produzione spumantistica italiana – strettamente legata fino a quel momento a pochissime famiglie piemontesi, tra cui Bosca – sta per entrare in un periodo che ne cambierà per sempre la storia. Una concorrenza internazionale sempre più agguerrita e l’introduzione di innovazioni tecnologiche che fanno storcere il naso ai più strenui propugnatori della tradizione: sono questi, fra gli altri, i principali indicatori di una crisi che di lì a poco risulterà irreversibile.
Luigiterzo, nonostante la giovane età, riesce a coglierli immediatamente. E, da vero spirito creativo, inizia a immaginare il futuro di Bosca oscillando tra due grandi tensioni: cedere il passo (e la conduzione dell’azienda di famiglia) alle grandi multinazionali o sfruttare fino al suo imminente esaurimento la vena del classico spumante italiano?
Evidentemente, nessuna delle due. Guidato da due motti che ancora oggi risuonano profetici – “Ciò che funziona è già obsoleto” e “Bisogna usare il passato per inventare l’avvenire” – Luigiterzo infatti trova un’altra strada e fa quella che per un mondo ingessato come quello vinicolo del ‘900, è una vera e propria rivoluzione.
Partendo dalla secolare competenza dell’azienda, il nostro si dedica anima e corpo alla creazione di nuovi prodotti, che hanno l’ambizioso obiettivo di inventare diversi gusti e occasioni di consumo in tutto il mercato di riferimento. Nascono così il VERDI e lo Sparkletini, le iconiche bollicine low alcol di Bosca a base di cereali e vino che nell’arco di pochissimi anni, anche attraverso un’audace politica di joint ventures strutturata da Luigiterzo, conquistano gli scaffali e le tavole di mezzo mondo.
Ma gli esiti di questo racconto, per necessità breve, non ingannino: la “rivoluzione” del Dottore non è stata né facile né veloce. Perché la sua straordinaria visione si compisse, infatti, ci sono voluti anni, decenni. Di tentativi e fallimenti, di lavoro e fatica. E, soprattutto, di una straordinaria capacità di andar controcorrente.
Cosa significa esattamente? Per spiegarlo, tornano utili le parole che proprio Luigiterzo, in un lontano giorno del 1996, ha usato per parlare agli azionisti durante un’assemblea dei soci: “In un processo di globalizzazione vi è sempre meno spazio per l’iniziativa dei singoli imprenditori schiacciata da ogni parte. Ma l’inventiva, la voglia di creare, la capacità di vedere dove altri non vedono non si possono comprimere […] vi è assolutamente bisogno di qualcuno che sappia avere visioni, che si tormenti per trovare soluzioni, che non abbia bisogno del conforto di esperti per aver il coraggio di tentare”.
Il coraggio di tentare, questo è controcorrente. E anche l’irrefrenabile inventiva, la spasmodica voglia di creare, la capacità di vedere dove gli altri non riescono a vedere.
Tutti valori che oggi come allora costituiscono il DNA distintivo dell’azienda e dei suoi personaggi. Un esempio emblematico? Le cantine storiche Bosca. Dopo averle ereditate dal padre (e fondatore) Pietro, a metà ‘800 il primo Luigi le amplia trasformandole in un tempio dell’inventiva, il luogo in cui sperimentare l’abbinamento dello spumante a prodotti inusuali come il miele e il rum. Dopo, nel primo ‘900, tocca a Luigi II ingrandire ulteriormente le cantine fino a farle diventare le più grandi d’Italia. Ed è grazie proprio a Luigiterzo – che contribuisce a perorarne la causa – che le cantine nel 2014 diventano Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO. Aperte al pubblico per visite straordinarie che raccontano tutta l’inventiva e visionaria creatività della famiglia: sono le Cattedrali Sotterranee, il cuore pulsante, più vivo e vero, di Bosca.