LA STORIA DI BOSCA ATTRAVERSO I SUOI PERSONAGGI/Puntata #5
Se potessimo leggere la famiglia Bosca su un dizionario, alla parola fantasia ci troveremmo una descrizione del genere: Luigi II. Lo stesso, probabilmente, anche per i vocaboli passione, temerarietà, ingegno. E per tutti quelli che raccontano la forza dell’inventiva, l’indomita attitudine al lavoro.
Perché questo, in effetti, era Luigi II: un instancabile creativo. Lo dicono i fatti.
Siamo nel 1931. Suo padre, Giuseppe Bosca, dopo aver affrontato (e vinto) delle sfide imprenditoriali titaniche come la Grande Depressione economica, la Grande Guerra e il Proibizionismo, ha appena lasciato la guida dell’azienda rimettendo il proprio mandato nelle mani della famiglia. Che tutta, con partecipazione ed enfasi, si interroga e discute non solo sulla successione, ma anche sulla tipologia di governance che Bosca deve, da quel momento in poi, avere.
Luigi II ha vent’anni. Un ciuffo di capelli, moro e ribelle, che tiene a bada con la brillantina. Una passione smisurata per i cavalli. Un’avviata carriera universitaria alla Facoltà di Economia dell’Ateneo di Torino dove, di lì a breve, conseguirà brillantemente la laurea.
È solo un ragazzo. Ma con le idee chiarissime. E la forza vulcanica di chi è nato leader.
Con poche parole convince tutti i suoi parenti che c’è un solo modo per affrontare la crisi generalizzata che in quegli anni sta colpendo numerose aziende del settore vitivinicolo: affidare il comando a un’unica persona. Capace, determinata, ostinata. Come lui, naturalmente.
In testa Luigi II ha un piano preciso, vuole ricalcare le orme dei suoi predecessori e rilanciare la strategia commerciale del Vivandiere degli Emigranti del nonno Luigi allargando l’attività dell’azienda all’estero. Inoltre, intende concentrarsi su quella che per lui diventerà una vera e propria ossessione: la produzione di spumante.
Così, il buon Luigi II si mette sulle rotte dell’emigrazione italiana e raggiunge le frontiere più inesplorate del mercato internazionale: nel 1935 è in Etiopia, per aprire una filiale Bosca ad Asmara. Nel ‘47 a New York, nel ’48 a San Paolo del Brasile, nel ’50 a Città del Messico. Per ricostruire la rete commerciale del nuovo Continente.
A seguire, instancabile, si dedica all’Europa: Svizzera prima, poi Belgio e Austria. Questi avamposti, dove sorgono stabilimenti di produzione Bosca apparentemente isolati, col tempo diventeranno dei veri e propri trampolini di lancio per raggiungere, con maggiore anticipo ed efficacia rispetto ai concorrenti, i sempre più crescenti mercati del lontano Est.
Nel mezzo di queste splendide avventure che trasformeranno Bosca in una marca internazionalmente riconosciuta, Luigi II si prende anche il tempo per ampliare e restaurare i siti produttivi e le storiche cantine di Canelli, le Cattedrali Sotterranee che dal 2014 vantano il titolo di Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO.
Ma non è tutto: negli anni ’50 Luigi II mette anche a segno un colpo da vero fuoriclasse. Mentre infatti molte aziende dello spumante decidono strategicamente di non coltivare direttamente l’uva considerandola un’attività poco remunerativa e altamente aleatoria da demandare a terzi come contadini o cantine sociali, lui – cogliendo la storica opportunità di una riforma agraria che avrebbe eliminato la mezzadria – acquista una grande quantità di vigne nel circondario di Canelli e diventa produttore diretto di uve moscato, reintroducendo il “Rittochino”.
Cos’è? Un rivoluzionario metodo di coltivazione che cambia, da orizzontale a verticale, la disposizione tradizionale dei filari nei vigneti di collina consentendo l’utilizzo di nuovi mezzi meccanici. Si abbattono costi e fatica. E, soprattutto, si ottimizza la produzione dei terreni con forti pendenze, lì dove, in termini di qualità, l’uva da sempre dà i migliori risultati.
Per le millenarie abitudini contadine è un vero e proprio shock, per l’intero comparto viticolo piemontese un impulso fondamentale verso lo sviluppo e l’industrializzazione. Per il nostro Luigi II, la realizzazione di un desiderio. Fortissimo, eccezionale, raro.
Come quelli che solo i ragazzi, quale è Luigi II quando assume le redini di Bosca, sanno avere.