Presto sugli scaffali della grande distribuzione arriveranno due novità!
I nomi dei vini sono un po’ come i nomi dei figli.
Alcuni neogenitori, rispettando le più ancestrali tradizioni familiari, li scelgono in omaggio agli antenati, per dare, con i nascituri, una sentimentale continuità alla dinastia.
Altri li scelgono per sconvolgere e stupire, manifestando – fin dai primi vagiti – tutta l’unicità o esterofilia del bebè.
I più appassionati di linguistica ne vogliono uno che significhi sempre qualcos’altro, e trovano puntualmente un nome evocativo, speciale. Per la serie: “La chiameremo Ahuvati… significa Amore mio”. Bello, ma in aramaico.
Senza dimenticare poi chi dà al figlio il nome di un personaggio famoso (come in quella serie tv in cui uno sfegatato tifoso della Roma chiama il proprio cucciolo “francescototti” , rigorosamente tutto attaccato) o chi, essendo già di suo un personaggio famoso, dà al proprio erede un nome la cui pronuncia diventa un mistero insondabile. Vedi Elon Musk con il suo amatissimo X Æ A-12… Comodo, non è vero?
Ecco, lo stesso con i dovuti distinguo, accade quando i produttori devono scegliere il nome in etichetta del loro nuovo vino. In questo caso, molti scelgono un nome-dedica. A una persona, a un luogo, a un ricordo. Altri – non pochi a dire il vero – optano per dei nomi davvero anomali, frutto di crasi, neologismi e allusioni. Potere del marketing, probabilmente. E, soprattutto, della necessità di distinguersi. Costi quel che costi.
Sarà perché è controcorrente o sarà perché la sua tradizione è davvero lunga e ricca di storie, ma in Bosca non è proprio così: spesso, infatti, capita che sia lo stesso vino a scegliersi il nome, ovvero a suggerire l’immediata soluzione.
È emblematico, in questo senso, il caso delle nuove bollicine Metodo Classico nate in casa Bosca e dedicate alla grande distribuzione organizzata: gli spumanti Metodo Classico Alta Langa D.O.C.G. e Gran Cattedrale.
Il primo si chiama così per una serie di motivi. Innanzitutto, le sue uve sono solo Pinot Nero e Chardonnay. Poi, la rifermentazione dura circa 30 giorni e l’affinamento in bottiglia almeno 36 mesi. Ancora: è un millesimato e le sue vigne sono le colline di alcuni comuni delle province di Cuneo, Asti e Alessandria.
Insomma, non è solo una questione di disciplinare o di lavorazioni, ma anche di sentori, di sapore, di origine: le nuove bollicine Metodo Classico Bosca hanno semplicemente il nome della terra da cui provengono: Alta Langa. Potrebbe essere altrimenti?
Il secondo si chiama così perché non affina in una semplice cantina. Ma in un luogo unico, di rara bellezza. In una delle quattro Cattedrali Sotterranee di Canelli, riconosciute nel 2014 Patrimonio Mondiale dell’Umanità per l’Unesco. Quella di Bosca è la più antica, la più estesa. E questo vino – 80% pinot e 20% chardonnay, che qui affina almeno 30 mesi – prende il nome, o meglio l’appellativo, del prezioso scrigno che amorevolmente le custodisce: la cantina storica di Bosca, ovvero, la Gran Cattedrale di Canelli. Facile, tutto sommato, no?
Entrambe, presto, saranno sugli scaffali di store, supermercati e punti vendita aderenti al circuito della grande distribuzione organizzata.
Ma intanto, prima che questo avvenga, non temete: un problema ve l’hanno già risolto. Se sta per nascervi un figlio, un nipotino o un cuginetto, infatti, sapete con che bollicine brindare al nuovo arrivato. E pazienza se il nome prescelto per la creatura, in fondo in fondo, non vi convince poi tanto!