Il vino non mente. Men che meno una bollicina pregiata come l’Alta Langa DOCG. E te ne accorgi al primo sorso. È lì che comprendi il miracolo che la natura, unita al sapere umano, è in grado di generare.
“Gobba a ponente, Luna crescente”.
Ecco la tipica situazione in cui un adagio popolare piuttosto noto aiuta a inquadrare un processo astronomico.
Perché, come raccontavano i nostri nonni, se la Luna cresce, ogni cosa in natura cresce con lei.
E frutto del caso o meno che sia, esiste una “lingua” di terra che dalla mezzaluna trae la forma e dalla “gobba a ponente” la propensione alla fecondità.
Si trova nella fascia collinare del basso Piemonte, alla destra del fiume Tanaro e, oltre a Canelli, comprende 148 Comuni delle province di Asti, Alessandria e Cuneo.
Ma cosa rende tanto speciale quest’area geografica?
Semplice, è quella da cui ha origine uno dei più preziosi spumanti Metodo Classico che esistano: l’Alta Langa DOCG.
Un dono. Della natura, in primis, e della maestria dell’uomo, in seconda battuta.
Perché i terreni collinari sui quali vengono coltivate le uve per queste pregiate bollicine devono avere caratteristiche precise.
Essere marnosi, calcareo-argillosi e con una fertilità moderata. Un complesso equilibrio geologico figlio di ere lunghe circa 70 milioni di anni.
Non solo.
Ci sono altri dettagli fondamentali che fanno dell’Alta Langa DOCG un unicum in ambito enologico.
Il rigido disciplinare di coltivazione e produzione, ad esempio.
I vigneti, infatti, possono essere posizionati solamente in collina, ad un’altezza minima di 250 metri sul livello del mare. E poi ogni vigneto deve essere composto da almeno 4.000 ceppi per ettaro (10.000 mq).
E ancora: la produzione delle uve non può superare le 11 tonnellate per ettaro e la resa in mosto di tutte le frazioni della pressatura deve essere inferiore al 65% così da ricavare esclusivamente la parte derivante dalla polpa.
Tecnicamente, le uve Chardonnay e Pinot Nero dell’Alta Langa DOCG vengono vendemmiate in cassetta tra metà agosto e inizio settembre e la prima fermentazione è effettuata a temperatura controllata con lieviti selezionati.
Ok, ma cosa succede “dopo”?
Be’, la magia dell’umano sapere. Quello maturato in secoli di storia e maestria e tramandato di generazione in generazione, proprio come nel caso di Bosca.
È così che nella primavera successiva alla vendemmia si procede con il tiraggio del vino per la rifermentazione in bottiglia.
E, come dal lontano 1831, le bottiglie in “rifermentazione” vengono posizionate in catasta nelle storiche Cantine di famiglia, a Canelli, le celebri Cattedrali Sotterranee Bosca, Patrimonio Mondiale dell’Umanità per l’UNESCO.
In questo luogo magico e senza tempo, al termine della seconda fermentazione, riposa e affina per almeno 30 mesi uno dei nostri Metodo Classico Brut Millesimato più celebri: l’Alta Langa DOCG Ispiro.
Il processo si completerà poi con l’antica arte del remuage, il dégorgement à la glace e l’aggiunta di liqueur d’expédition (ne avevamo già parlato in questo articolo).
Ed è a quel punto che il calice attenderà il suo momento.
Perché, come amiamo dire da queste parti, “le occasioni magiche non si possono programmare. Sono loro a trovare te, all’improvviso”.