Alla scoperta delle cantine riconosciute dall’Unesco patrimonio mondiale dell’umanità.
A Canelli – o meglio, sotto Canelli – c’è qualcosa. Qualcosa di magico.
Un luogo? Definirlo così, forse, è riduttivo.
Un’esperienza? Sì, un’esperienza…ma non solo.
Una storia? Anche. Poderosa, affascinante, caleidoscopica.
Tante storie, in effetti: bellissime e mozzafiato.
Di cosa stiamo parlando? Delle strabilianti Cattedrali Sotterranee, le cantine storiche Bosca che (assieme a quelle Gancia, Coppo e Contratto) sono state riconosciute patrimonio mondiale dell’umanità dall’Unesco nel 2014.
Dedalo di tunnel e gallerie scavate nel tufo calcareo delle colline cittadine, tra il XVI e il XIX secolo, le cantine scendono nel sottosuolo a più di 30 metri di profondità per una lunghezza complessiva di oltre 20 chilometri.
Volte maestose, pareti di mattoni a vista, profonde cavità. Di luce, ombra e silenzio. Se a Canelli, le chiamano Cattedrali Sotterranee un motivo, in effetti, c’è. Sono straordinariamente surreali, straordinariamente suggestive. Come delle antiche cattedrali gotiche, le cantine rappresentano un vero e proprio tempio laico.
Nate per soddisfare la necessità di conservare il sale, gli alimenti e tutti i prodotti commerciati, sulla via per la Liguria in Piemonte, ben presto questi luoghi son diventati (e tuttora sono) i custodi ideali di quello che forse è il bene più prezioso di queste terre: il vino.
Assenza di luce diretta, grado di umidità e temperatura media: le cantine Bosca – che secondo lo scrittore Dan Vittorio Segre vantano due primati, l’anzianità della costruzione e la vastità della superficie, meritando l’appellativo di Gran Cattedrale – costituiscono l’habitat perfetto per affinare vini e spumanti pregiati come le bollicine Bosca Metodo Classico Riserva del Nonno, Alta Langa DOCG e Mille Giorni e Mille Giorni Rosé della linea Ispiro.
Un tempio, ci piace ripeterlo, destinato a custodire capolavori tout court, non soltanto enologici. Infatti…installazioni permanenti, spettacoli di luci, proiezioni e manufatti, questo è ciò che le cantine Bosca svelano: la meravigliosa testimonianza della civiltà vinicola piemontese assieme all’emozionante rappresentazione delle opere che l’ingegno umano sa produrre.
Esempio ne è un’opera del Maestro Eugenio Guglielminetti, fatta di bottiglie Bosca. Il suo titolo? Ve lo sveliamo tra qualche riga; la sua storia, invece, merita un accenno subito.
Siamo a inizio millennio. Eugenio Guglielminetti visita la cantina Bosca dichiarandosi astemio: in vita sua, dice, non ha mai brindato con delle bollicine.
A quel punto, gli viene offerto un calice di spumante a bassa gradazione alcolica. Il Maestro accetta e al termine della degustazione si lascia andare a una riflessione che grosso modo suona così: “finalmente ho coronato un sogno”. Poi torna a casa e, per ringraziare Bosca, realizza la meravigliosa Piramide dei Sogni, opera tuttora esposta nelle cantine, con il sottofondo musicale di “Casta Diva”, l’aria principale dell’opera “Norma” di Bellini. Perché questa scelta? Perché l’opera è del 1831. Ai più attenti questa data non sarà sfuggita: è l’anno di fondazione dell’azienda vinicola Bosca.
Vedete? I segreti che le cantine Bosca celano, sono davvero tanti. Bellissimi, pieni di significati e d’incanto. Volete conoscerli? Non c’è problema: Bosca è pronta ad accogliervi per guidarvi in questa straordinaria storia. Basta cliccare qui e prenotare la vostra visita!